Billie holiday strange fruit

Strange Fruit di Billie Holiday

di Fabiana Spani

Una sera di marzo del 1939, la giovane Billie Holiday si avvicinò al microfono del Café Society di New York City, per interpretare l’ultima canzone della serata. I camerieri smisero di servire, le luci si abbassarono e un riflettore illuminò il suo viso. Poi, iniziò a cantare con la sua voce cruda ed emotiva, trasfigurando la sala in uno spazio senza tempo.

“Southern trees bear strange fruit, Blood on the leaves and blood at the root, Black bodies swinging in the southern breeze, Strange fruit hanging from the poplar trees”.

Le luci si riaccesero su un palco vuoto, colmo di silenzio. Un palco su cui, con un unico riflettore, prese vita quel rapporto conflittuale tra politica e musica.

Strange Fruit non fu affatto la prima canzone di protesta, fu la prima a portare un esplicito messaggio politico su un palcoscenico.

Strange Fruit, l’inizio del movimento per i diritti civili

“La prima volta che la cantai pensai fosse stato un errore: non ci fu neanche un accenno di applauso quando finii. Poi una persona da sola iniziò ad applaudire nervosamente. Poi all’improvviso tutti applaudivano”.

Inserita solo quarant’anni dopo nella Grammy Hall of Fame, Strange Fruit racconta in pochi versi la disumanità del razzismo, con una forza simbolica che trova il suo punto più alto nel contrasto fra l’immagine di un Sud idilliaco e ameno e la realtà brutale dei linciaggi. Lo “strano frutto” è infatti il corpo di un uomo che penzola da uno di questi bellissimi alberi.

Billie holiday

 

Uno scenario arcaico e violento, dove tra il 1889 e il 1940 vennero linciate complessivamente 3.833 persone, l’80% delle quali erano afroamericani. Nell’anno di Strange Fruit, da un’inchiesta condotta negli Stati del Sud, risultò che 6 bianchi su 10 erano favorevoli a tale pratica.

Non fu dunque un caso che per la prima esecuzione del brano fu scelto il Café Society, primo nightclub interrazziale degli States, “il café sbagliato per le persone giuste”, famoso per essere l’antidoto perfetto all’elitismo snob e spesso razzista di altri locali notturni di New York.

La poesia di Abel Meeropol: Blood on the leaves and blood at the root

Ma se a Billie Holiday, Lady Day, va il merito di aver reso immortale Strange Fruit, interpretando con la sua voce ogni singolo verso, ad Abel Meeropol va quello di aver scritto un testo, anzi una poesia, considerata “una dichiarazione di guerra e l’inizio del movimento per i diritti civili”.

Insegnante ebreo e attivista per i diritti civili, Abel Meeropol scrisse il brano ispirandosi a una fotografia di una doppia impiccagione scattata nell’Indiana nel 1930. Sebbene il linciaggio fosse già in declino all’epoca, quella fotografica divenne il simbolo più vivido del razzismo americano e di tutte le forme più sottili di discriminazione subite dalla popolazione nera.

E fu lo stesso per Strange Fruit. Divenne un simbolo.

 

Strange Fruit di Billie Holiday

Rispetto alle tipiche canzoni di protesta, capaci di creare unione e soprattutto di riscaldare l’atmosfera, Strange Fruit raggelava il sangue, in modo così scioccante da dare “impressione di stare esattamente ai piedi dell’albero”.

Nina Simone disse: “Si tratta della canzone più brutta che abbia mai ascoltato. Brutta nel senso che è violenta e fa male pensare a ciò che i bianchi hanno fatto alla mia gente in questo paese.”

Strange Fruit era qualcosa di completamente nuovo; non era propaganda, era un urlo di dolore, era impeto distillato in pochi minuti, e grazie a Billie Holiday era arte.

 

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La storia di Billie Holiday e Strange Fruit

Da quel marzo del ‘39, Billie e Strange Fruit furono legate a doppio filo. Più di quanto la stessa Lady Day volesse.

La sua interpretazione ebbe il merito di attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica, ponendo sotto gli occhi di tutti l’orrore del razzismo e delle violenze dei bianchi sui neri e trasformandolo in un’urgenza sociale.

Ma è ovvio pensare che non tutti volessero guardare. Infatti quella stessa sera Billie Holiday ricevette la sua prima minaccia dal Federal Bureau of Narcotics, nella persona di Harry Anslinger.

E lei come bersaglio era perfetta. Lady Day faceva uso di alcool e droghe; così quando Anslinger le proibì di eseguire Strange Fruit, rifiutandosi la Holiday firmò la sua condanna.

Iniziò infatti la più grande crociata mai fatta per distruggere una delle cantanti jazz più famose di quegli anni che finì con una detenzione di un anno e mezzo.

Al rilascio, nel 1948, Billie Holiday non aveva più nemmeno la licenza e ciò significava che non le era permesso di cantare da nessuna parte dove fosse stato servito l’alcool, il che includeva tutti i jazz club negli Stati Uniti.

Billie holiday

Negli anni successivi al processo di Lady Day, molti altri cantanti si rifiutavano di esibirsi in Strange Fruit, per paura di essere molestati dalle autorità, ma lei continuò a cantarla con la sua voce sempre più rauca e spezzata, un motivo in più invece per Anslinger per continuare la sua caccia all’uomo.

Come tutti sanno, questa storia finirà con la cantante ammanettata al suo letto in ospedale.

Il suo ex produttore John Hammond, in seguito disse che Strange Fruit l’aveva derubata della sua leggerezza, così come aveva fatto l’eroina e così come ha fatto il razzismo avvelenando la sua vita e la vita di ogni americano nero.

Nel 1999, la rivista Time ha definito la sua prima versione in studio “canzone del secolo “.

 

*Southern trees bearing strange fruit
Blood on the leaves and blood at the roots
Black bodies swinging in the southern breeze
Strange fruit hanging from the poplar trees
Pastoral scene of the gallant south
Them big bulging eyes and the twisted mouth
Scent of magnolia, clean and fresh
Then the sudden smell of burning flesh
Here is fruit for the crows to pluck
For the rain to gather, for the wind to suck
For the sun to rot, for the leaves to drop
Here is a strange and bitter crop

*Strange Fruit testo

 

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